Sono cresciuto in un paesino di provincia, con un nonno “orso ed artista”, di nome Natale che non ha mai fatto nulla per vivere: solo il pittore… ma era un bravo pittore, forse non ha mai voluto essere altro, non gli importava.
Chi lavorava in casa era mia nonna Giuseppina.
Ero bambino, verso la fine degli anni ’70, ed un giorno nel viale sotto casa, in un tiepido pomeriggio di maggio, mio nonno era seduto su un gradino con lo sguardo perso nel vuoto.
pensai, “è andato” e gli chiesi “cosa fai nonno ?”, rispose
“Studio la magia delle ombre …”
Boom! Ero già spiazzato di mio, ma prosegui sorridendo:
Sai che dei critici chiesero a Michelangelo da dove gli venisse l’ispirazione per scolpire la “Pietà”.
E lui sai cosa rispose?
“L’opera è già all’interno del blocco di marmo,
scelgo il blocco giusto e tolgo quello che non serve”
Ho sempre trovato questa “affermazione” divertente, ma al contempo “magica” e decisamente arrogante.
Consapevole di un parallelismo poco modesto, mi trovo all’improvviso in una nuova stagione di composizione dove tutto che funziona realmente in questo modo.
Dopo oltre 25 anni di inattività musicale (dove mi sono dedicato esclusivamente ad altro), ho (ri)cominciato a comporre, senza lo schema di un tempo.
Anni fa se dovevo comporre un brano, cercavo una sequenza armonica insieme ad una melodia, univo un testo, ecc …
Mia moglie mi chiede ogni tanto: “ma le canzoni partono dal testo o dalla musica”… ecco, non lo so, dipende.
Ora non cerco l’armonia, è lei che viene da me, una nota alla volta. Non ho un obiettivo, non ho uno schema.
Lavora il subconscio e il fatto p che e meno so cosa sto facendo e più è divertente.
Scelgo un tempo, una suddivisione e un nota di inizio, il resto viene da se.
Scoprire che posso partire da una sensazione, un’emozione, un’immagine e poi dargli forma in musica è stato incredibile.
Questo genera in me un caos melodico/ritmico/armonico, ma nel contempo traccia un percorso.
Poi ascolto con pazienza, faccio sedimentare, in momenti diversi della giornata (più la nottata).
Riascoltare, girare, pulire, tranciare di netto lo sporco, ricominciare … analogie con il “metodo classico” ?
Non lo so, ma funziona e quando il risultato mi piace, pubblico, anche se non è perfetto, anzi le sbavature le trovo molto intriganti.
Non ho fretta, ho solo voglia di trasformare un emozione in musica e di donare questa esperienza a chi la vuole ascoltare, per far vivere qualche secondo in un’ altra dimensione.
Giorgio Parkin’s